LIBRI



I TRE MALI DELLA CHIESA IN ITALIA
Vinicio Albanesi
Dopo Manca il respiro di Xeres-Campanini, Àncora bissa con I tre mali della Chiesa in Italia di don Vinicio Albanesi, perseguendo nella volontà di approfondire con onestà il profondo malessere in cui versa la religiosità e suggerire possibili vie d’uscita. Questa volta la riflessione su «una comunità cristiana che non regge gli sviluppi della vita delle persone e del mondo, chiusa nello sconforto di speranze sistematicamente deluse o aggrappata a tendenze intransigenti» parte da una prospettiva particolare: l’esperienza in prima linea di don Vinicio, l’«essere immerso in un mondo di sofferenza e di emarginazione, non potendo contare su nulla di scontato, ma dovendo combattere, giorno dopo giorno, per vedere rispettati dignità e sogni di persone che ne hanno diritto. Una lotta quotidiana sul campo, per difendere con le unghie una convivenza  tollerante e ugualitaria».
I tre mali identificati sono:
verbalismo = prevalenza delle parole umane sulla Parola di Dio
estetismo = mancanza di semplicità ed essenzialità evangelica
moralismo = atteggiamenti esteriori di virtù cristiane, contraddette nella pratica
Nella seconda parte del libro, come d'altronde suggerisce già il sottotitolo, si propone un percorso costruttivo che dia un  senso positivo a quanto è emerso in negativo raccontando i mali della Chiesa: «Ma proprio le contraddizioni della sofferenza hanno spinto ad attivare ogni forma positiva di vita, fisica e spirituale, per limitare i danni del male stesso. Non l'arrotarsi in tristezze per capirne le origini e le conseguenze, ma lo sforzo di sganciarsi dai suoi effetti, costruendo risposte di felicità». Ne deriva quindi un pamphlet rigoroso e vigoroso, senza giri
di parole ma estremamente esperienziale, scritto da un protagonista della Chiesa italiana, che si inserisce in un dibattito pubblico di estrema attualità. (Dal comunicato stampa Ancora)

Indice
Introduzione - Parte prima: I mali I. Verbalismo: Abuso della parola - Verità di vita - Il sociologismo religioso - Verso una proposta - La parola invadente - Il segno II. Estetismo: I simboli - Gli effetti negativi dell'estetismo: il potere - Tre generazioni di preti - I vescovi - I fedeli cristiani - I generi - I religiosi e le religiose - I movimenti - La pietà popolare - Relazione con il mondo - L'onestà - La preghiera - Estetismo e verità III. Moralismo: Il formalismo - L'individualismo - Risorse proprie e fiducia nella provvidenza - Potere temporale - La laicità - I grandi temi sensibili: la sfida della vita -La sfida dei giovani - La sfida della famiglia - La sfida del sesso - La sfida del creato - La sfida deipopoli - La sfida della pace - La sfida della scienza - La sfida dell'arte - La sfida della comunicazione - La spiritualità - Legge e spirito - Mancanza di coraggio - Mancanza di affidamento - Mancanza di misericordia e di perdono - Parte seconda: Il futuro - La terra è di Dio - Le azioni di speranza - L'orizzonte - Riferimenti di speranza - Comunità accogliente - Comunità di perdono - Verità e vita - santità e grazia - Giustizia, amore e pace - Eternità e solidarietà - Speranza universale - Contro la solitudine - L'economia - La politica - I luoghi della speranza: la parrocchia - I «ministri sacri» - I religiosi e le religiose - I fedeli cristiani - I modi della speranza: la catechesi - La liturgia Conclusione - Una Chiesa in ascolto - Il silenzio e la riflessione - La preghiera - le caratteristiche della comunità dei credenti futura

FARE COMUNITÀ. LA COMUNITÀ DI CAPODARCO
Vinicio Albanesi
La richiesta di riflettere sul fare comunità ha coinciso con l'esigenza di fissare per iscritto quanto, per decine di anni, abbiamo vissuto. La Comunità di Capodarco ha appena compiuto 40 anni di vita (…). Molte persone, disabili e non, hanno trascorso la loro vita in essa. E' doveroso, far emergere, al di là dei singoli episodi, che cosa quest'esperiena, diffusa in Italia e nel mondo, ha significato. Non solo per le persone che già la conoscono, ma per quanti la conosceranno. Oggi la Comunità è una struttura complessa: molte sedi, molte persone coinvolte, molte risposte e servizi. E' comune sentire voler tramandare non solo l'esperienza ma anche i valori che l'hanno fondata. La fatica dell'esplicitazione diventa urgente per la nostra comunità perché la filosofia comunitaria non parte da dati prestabiliti e fissi, ma valorizza la capacità delle singole persone e sintetizza, man mano che il tempo scorre, conclusioni che evolvono: è come se la comunità s'inventasse, anno dopo anno, senza trascurare il sostanziale del passato, ma sempre guardano al futuro. (Dall'Introduzione di Don Vinicio Albanesi)


VOGLIA DI CREDERE
di Vinicio Albanesi
Quando mi fu proposto di scrivere un’introduzione al cristianesimo, mi venne suggerito di rispondere alla domanda: “Perché, oggi, un ragazzo o una ragazza dovrebbe credere?”, e inoltre : “Perché ne vale la pena?”. Da questa proposta sono rimasto lusingato e impaurito. Lusingato, perché esprimere il contenuto di fede è importante per qualsiasi credente, tanto più per un prete; impaurito, perché spiegare il cristianesimo, in un centinaio di pagine, è estremamente rischioso. Il commento al “Credo apostolico” che farò, è l’esternazione della fede personale: un mix di razionalità, quale adesione a verità rivelate, desideri ed emozioni. I ricordi, gli affetti, le simpatie e le antipatie, le emozioni comunemente dette, fanno parte dell’esperienza a pieno titolo; di essi spesso non riusciamo nemmeno a conoscere pienamente le origini e gli effetti, anche se sono presenti e importanti. Il linguaggio che userò vuole essere esplicito e diretto: senza ammiccamenti alla modernità, ma anche senza l’esoterismo di parole difficili, accessibili solo a iniziati. L’esposizione può apparire a volte ingenua: non è mia intenzione semplificare ciò che è complesso. La fede, però per essere tale,coinvolge la vita. E la vita è fatta di scelte; elaborate quanto si vuole, ma, alla fin fine, molto chiare. Una riflessione dunque difficile: ha la pretesa di rendere attuale un contenuto che viene da lontano. Se non sarò sufficientemente completo e “affidabile”, chiedo scusa fin d’ora.


FEDE QUOTIDIANA
di Vinicio Albanesi
La società del benessere ha prodotto conseguenze negative nei comportamenti delle persone: idolatria del denaro, perdita di inferiorità, soggettivismo, angoscia, indifferenza… a svantaggio della fede. E rimangono vive le domande sulla vita: l’origine dell’uomo, il futuro, la felicità, il senso del vivere gli altri… Il libro nasce dall’esigenza di formulare domande e di dare risposte partendo dal vissuto. Il metodo è quello della parabola: un linguaggio graduale, paziente, tollerante, che lascia a Dio la risposta definitiva. La riflessione (prima parte di ogni capitolo) si trasforma in preghiera, quasi un ragionare ad alta voce con Dio, sentilo in relazione personale. La preghiera appare così come l’”altra risposta”, rispetto a quella razionale,nella quale trovano spazio i sentimenti e le ragioni del cuore. E’ la risposta della fede: “La fede in Dio rivelato è diventata una certezza personale, anche se piena di ombre e di dubbi. Alla risposta della scienza, a quella dei filosofi, abbiamo preferito la fede nel Dio rivelato”.


PREGHIERE PROBABILI
di Vinicio Albanesi
“Queste Preghiere Probabili sono vere. Con una vena quasi compiaciuta di ingenuità, ma senza nessuna indulgenza retorica. Sono splendidi e istruttivi gli incontri: con Kerard dalla bocca sdentata e il passato che si prende atrocemente gioco di lui; con Don Roberto che una malattia terribile costringe a chiudere la sua comunità di ragazzi; con l’uomo da 40 anni prono in barella ; con la vagabonda dell’aeroporto, una volta ricca oggi invisibile; con l’architetto disperato che si arrende davanti al dramma di un figlio tossicodipendente. “Non è possibile che il sogno del creato sia pieno di tragedie inspiegabili”, scrive Don Vinicio. Ma è nella parte centrale di questo volume che si definisce più nettamente il messaggio d speranza e carità cristiane di un sacerdote che non si arrende mai e porta la parola di Dio negli angoli più remoti della sofferenza umana e negli strati meno conosciuti del malessere dell’uomo moderno. La solitudine è il flagello contemporaneo e quella che si annida nella modernità multimediale dei mezzi di comunicazione è tanto invisibile quanto perniciosa. Don Vinicio ci aiuta a conoscerla. Alla sua maniera. Senza nascondere nulla di sgradevole ai nostri occhi e alle nostre coscienze. Senza riguardo, ma del resto lui non ce l’ha nemmeno per chi l’ha ordinato sacerdote e lo ha scelto per scriverci queste preghiere, tanto probabili che leggendole non si può fare a meno di sperare che siano certe e diffuse” (Dalla Prefazione, di Ferruccio De Bortoli).

LA DOLCEZZA DI DIO
di Vinicio Albanesi
Mi era stato chiesto un commento a partire dalla prospettiva tutta particolare del “vangelo della strada”: l’angolatura di chi vive a stretto contatto con i problemi, spesso drammatici, dei dolori sociali. Seguendo passo passo il Vangelo di Matteo, nella lettura continua, è esplosa come una folgorazione: ho percepito la dolcezza di Dio nella storia della vita di Gesù e quindi del mistero cristiano. L’idea si è fatta ossessiva – in senso buono – e illumina ora tutta l’ipotesi con cui leggere il Vangelo. E’ stato come se, per la prima volta, avessi letto i Vangeli. Sono apparsi nuovi, diversi, mai ascoltati e riflettuti. Scopo di queste pagine è individuare il percorso seguito da Dio, incarnato nella vita di Cristo. Ne risulterà una “dolcezza” inusitata. Non solo in senso emotivo e affettivo, ma come scelta di umanizzazione, capace di mettere a proprio agio i destinatari del messaggio. La vita di Cristo si mette alla pari con qualsiasi individuo umano, ne segue la storia, condividendone problemi,felicità e anche la morte. Proprio perché il Dio cristiano si è posto alla pari, ascoltarlo, conoscerlo, seguirlo diventa più facile. Questa sua scelta facilita la fede, perché offre tutte le possibilità di comprensione e di sequela, e perché non ci chiede di abbandonare la nostra umanità. In questa pedagogia divina risiede la chiave di interpretazione della fede promossa.

LE TRIBÙ DELL’ANTICO MONDO
di Vinicio Albanesi
Scatta la fatidica data del 1°Gennaio 2000. L’agitazione, molto relativa a ben riflettere, è sempre più effervescente.Tutti sono pronti, non si sa bene a che. In compenso sono pronti. Di per sé la data dovrebbe essere sacra, perché i 2000 anni (circa) riguardano l’era cristiana, ma il sacro e il profano, nel nostro mondo, sono talmente mischiati da confondersi: con la prevalenza per la verità, del secondo sul primo. Per voi che siete giovani, allo scoccare della fatidica ora non avviene nulla di diverso dal solito: avrete ancora problemi di occupazione e di studi, di affetti e di futuro… in compenso noi adulti (leggete “vecchi”) temiamo il 2000, perché temiamo il tempo, per questo desideriamo celebrare, con la speranza di esorcizzare le stagioni. Mi sono ripromesso di narrarvi pezzetti di ciò che ho vissuto e di chi conosco. Sono in età sufficientemente adulta per riflettere sul passato,ma non rintronato a tal punto da insistere su qualche idea fissa che nell’età avanzata sovrasta tutte le altre. Lo scopo è di lasciarvi uno spaccato non di storia e nemmeno di cronaca, ma (spero) di saggezza che potrà servirvi per la vita quando anche voi ormai adulti sarete chiamati ad affrontare le responsabilità . I temi che affronto riguardano la vita privata e quella collettiva, i costumi sociali e culturali, gli atteggiamenti politici, economici, religiosi e morali. La prospettiva mi deriva dalla cultura e della storia personale,che conoscete bene e che non rinnego: avrà i limiti e i difetti di ogni storia. Sarà carente per alcuni passaggi e sovrabbondante per altri; acuta e banale insieme; intelligente e prevedibile. Abbiate pur sempre pazienza: più che essere onesti con se stessi non si può.

IL DIO DELLA COMPAGNIA
di Vinicio Albanesi
"Quanto leggerai è una riflessione ad alta voce: non è frutto di sapienza ma di piccola esperienza. I doni ricevuti sono stati molti: essere nato, essere nato sano, vivere in un mondo 'civile', aver conosciuto i genitori e incontrato molti amici, aver avuto fede.Tra le tante fortune c'è stata anche quella di aver vissuto e di vivere in comunità.
Di questo ti vorrei convincere: il modo migliore di vivere con il prossimo è partecipare il male altrui, farsi prendere dal male stesso e rispondere con il bene, senza clamori e senza troppe parole, agendo nel silenzio e con misericordia".
Non su può leggere questo libro di don Vinicio Albanesi, senza sentirsi pesantemente tirati in ballo, messi di fronte alla propria cattiva coscienza.
Eppure, una volta riconosciuta la forza scioccante di una scrittura che non ha tempo da perdere, credenti e non credenti, possono leggere questo libro per il solo piacere di udire le parole risuonare, secche, precise, ciascuna con il coraggio del suo significato.Forse perché, pur nella sua fretta di prete che ha molto, moltissimo da fare, e non ha tempo da perdere con le bellurie letterarie, Vinicio Albanesi conosce la potenza delle parole, e confida che la loro bellezza indichi a chiunque, anche a chi non è suo compagno di strada, la necessità di ascoltare.

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