24/10/05

Droghe: incapaci persino di repressione

L'annunciata conferenza sulle tossicodipendenze (Palermo 5-7 Dicembre 2005) sarà disertata da una consistente fetta di "addetti ai lavori". La Federserd, il Cnca, Saman, Exodus, i centri salesiani, la Lila, la Sitd, Itaca, Agesci, Arci, Acli, Forum del terzo settore, Movi, Arcadia hanno ritenuto inutile partecipare a una conferenza che non si sa di che cosa tratterà. La presunta offerta gratis di biglietti aerei non ha convinto nessuno. 
Non è una presa di posizione "antigovernativa", ma la semplice constatazione del balletto di annunci, spot, confusioni, disinteresse, abbandoni, nonostante la drammaticità del consumo di droghe, soprattutto cocaina. 
Gli ultimi cinque anni sono stati un calvario per chi opera nei servizi pubblici e nelle comunità terapeutiche di recupero. 
I contenuti della riforma proposta dall'on. Fini (approvata dal Consiglio dei Ministri il 13 Novembre 2003) si sono perduti nell'ipotesi di uno stralcio (affermazione del Ministro Giovanardi) di cui a tutt'oggi pubblicamente nessuno conosce i contenuti. 
Le competenze sono passate dal Commissario straordinario (Pietro Soggiu 2002), al Dipartimento nazionale politiche antidroga (istituito Aprile 2004), con una relazione al Parlamento ancora redatta dal Ministro Maroni e infine all'affidamento delle deleghe al Ministro Giovanardi. 
I Direttori del Dipartimento delle Politiche antidroga sono stati in tre anni Nicola Carlesi, generale Antonio Ragusa (solo nominato), attualmente Raffaele Lombardo e di nuovo (per Palermo) Pietro Soggiu. 
La conclusione è sostanzialmente l'impotenza, frutto di incapacità frammista a disinteresse. 
Dialogare con un governo che non si raccapezza diventa dannoso, perché rischia di coprire un vuoto colpevole. La lotta alle dipendenze, se presuppone un orientamento di intervento, non può sciogliersi nel nulla. Le conseguenze sono evidenti. Le dipendenze da droga sono in espansione; i nuovi consumi mettono tutti in difficoltà, le carceri continuano ad essere piene di poveri cristi; la cultura dello sballo e del piacere dilaga, il traffico di stupefacenti è quanto mai prospero. Vanno di moda le cliniche svizzere e americane, ad alto coefficiente di spesa, per chi può permetterselo. 
Così non si combatte nulla e nessuno. La responsabilità politica è alta, perché ad oggi la politica governativa è stata piena di parole e non di fatti, di annunci e non di sostanza. A noi il compito di riprendere le fila di un percorso interrotto da velleità giustizialiste. Crediamo anche si sia perduto troppo tempo. 
Occorre ripartire dall'esperienza della strada: un momento di riflessione che sappia leggere l'evoluzione del consumo di droghe ed offra percorsi di recupero efficaci. Spiace doverlo fare da soli. Ma non ci sono date scelte, considerata l'inaffidabilità degli interlocutori. 
Nel frattempo le vittime aumentano: sono soprattutto i giovanissimi che se non mettono a rischio la vita (si sono fatti più furbi) continuano a rovinarsi l'esistenza. Con loro sempre più numerose famiglie.

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