27/06/05

Punto zero

Punto zero è l'espressione tipica che qualcuno o qualcosa non vale nulla. Abbiamo scelto questa espressione per contestare la "cultura" oggi prevalente nel sociale. Le risorse non ci sono è il ritornello che le amministrazioni periferiche e centrali recitano con sempre più insistenza. Si insinua così la filosofia che il poco denaro rimasto vada speso per qualcuno e qualcosa che "valga la pena". Il valer la pena significa che chi riceve (nel nostro caso il disabile, il malato, il periferico) risponda con qualcosa di positivo: la guarigione, l'integrazione, la risposta.
Noi sosteniamo la tesi che questa equazione non può esser fatta perché è indegna, crudele, pericolosa.
Indegna perché offende chi è costretto a ricevere, ma anche chi "dona". Che colpe possono essere attribuite a chi è nato male, non sta bene, ha bisogno di cure e attenzioni? La condizione di debolezza (anche quando si possono individuare delle responsabilità) non è mai punibile. La solidarietà di un popolo si esprime attraverso l'integrazione dell'aiuto: il sano per il malato, il giovane per il vecchio, l'abbiente per il non abbiente. La storia umana è stata possibile grazie a questa integrazione. D'altronde non possono esistere "naturalmente" gruppi e/o popoli composti da sani, giovani, forti, ricchi.
Nonostante questa convinzione, il rischio del ridurre all'essenziale le risorse per il sociale, quasi a volere risparmiare, è molto alto. A ben riflettere è la tentazione del potere sulla debolezza, espresso nella forma raffinata della limitazione delle risorse.
La tendenza al calcolo nel sociale è anche crudele. Logica "umana" vorrebbe che chi ha bisogno di aiuto debba essere aiutato. Infatti il forte, il sano, l'integrato resiste per propria energia. Abbandonare chi sta male significa approfittare della propria forza per se, senza la dovuta attenzione a chi è debole.
Infine la tendenza sopra descritta è pericolosa perché seleziona la specie in un sogno di delirio con il quale si vuole possedere il mondo efficiente per sé.
Queste riflessioni non sono generiche: riguardano la nostra realtà sociale. Ogni giorno ci vengono ripetute limitazioni per tutte quelle circostanze che hanno bisogno di sostegno. La disabilità, la malattia mentale, l'abbandono minorile, la carcerazione, la problematicità delle condizioni familiari della nostra gente e degli stranieri sono tutti terreni nei quali il calcolo è attivo. Con l'aggravante che solo per chi è in difficoltà viene invocato il risparmio e la limitatezza delle risorse, dando per scontato che le risorse, questa volta senza calcoli, debbano essere spese comunque per gli addetti ai lavori.
Combattiamo con tutte le nostre forze questa tendenza. Anche per chi è nelle condizioni di punto zero sogniamo un mondo solidale, felice, fraterno. Ci spendiamo per essere a fianco di quanti stanno in difficoltà: inseguiamo la loro felicità, ma anche la nostra, perché sogniamo un mondo vivibile per tutti, senza distinzioni.

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