14/07/04

Economia d'impresa, economia solidaria

La nostra agenzia, giovedì 8 luglio, ha dato notizia della lettera del premio Nobel Adolfo Péerez Esquivel alla famiglia Benetton per aver sottratto, con una sentenza di un giudice argentino, a una famiglia Mapuche in Patagonia, 385 ettari di terra che coltivava. La notizia è stata ripresa prima da "Repubblica" che ha dedicato due intere pagine alla questione: lunedì 12 luglio e martedì 13 luglio. Chi conosce l'America latina sa bene che il legislatore dei paesi di quel continente fa parte del ristretto gruppo di chi ha potere e dispone per legge ogni normativa a vantaggio dei potenti gruppi egemoni nel paese: così nel sistema bancario, in quello delle forze armate, dei latifondi, del petrolio e così di seguito. Nessuna meraviglia che ciò sia avvenuto anche per la Patagonia, con lo Stato argentino che vende a privati proprietà demaniali, nonostante la presenza di famiglie che in quelle terre sopravvivono. Nel sud del mondo non esiste nessun strumento di indennizzo, di mediazione, di risarcimento. Luciano Benetton ha risposto alla questione dichiarando che la "Compañia de Tierras Sud Argentino" ha agito rispettando le leggi e seguendo le regole in cui ogni imprenditore crede: "fare impresa, innovare, operare per lo sviluppo, continuare a investire per il futuro". Il problema, al di là del dramma della famiglia allontanata, è proprio qui: chi ha stabilito che le regole dell'impresa valgono sempre e comunque in tutto il mondo? Lo ha stabilito la forza economica ed egemone dell'occidente, con le complicità dei potenti del luogo. Nell'era della globalizzazione chi ha denaro va, compra e agisce secondo le regole "internazionali" dell'impresa. La storia, le ingiustizie secolari, le economie locali, i drammi vengono ignorati: chiunque, per sopravvivere, deve adeguarsi ai nuovi orientamenti, senza eccezioni e senza obiezioni. E' la storia del Brasile, del Venezuela, dell'Africa e dell'Oriente. Eppure anche in America Latina stanno crescendo filosofie diverse per creare benessere. Le chiamano "economie solidarie", capaci cioè di realizzare prodotti, portare sviluppo, ma attente alle storie e agli equilibri delle persone e dei luoghi: consorzi, cooperative, crediti agevolati, rispetto dell'ambiente sono gli strumenti più conosciuti. Immaginiamo i sorrisini degli imprenditori classici di fronte a simili proposte, Sono sorrisi di commiserazione perché proposti da nostalgici pieni di "ideologismi", quasi che l'impresa non abbia "una sua" ideologia. Probabilmente se i principi dell'economia solidaria fossero fatti propri dai grandi gruppi finanziari avremmo un mondo un pochino meno evoluto, ma certamente più giusto. L'augurio è che se avverrà l'incontro tra Péerez Esquivel e Luciano Benetton, essi possano parlare di un "diverso" di sviluppo della "Compañia de Tierras Sud Argentino". C'è poco da scoprire in chi ha fame e soffre miseria: è semplicemente gente povera e per questo disperata. Aiutarla significa fare impresa: se si è bravi anche con profitto economico.

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