03/12/02

Da invisibili a visibili

Verso il 2003, anno europeo dei disabiliOggi è la giornata dedicata alle persone disabili: ragazzi, giovani, adulti che, a causa di malattia o di trauma, vivono in condizioni di difficoltà personali, ma anche famigliari, scolastiche, al lavoro, nella città.
Li hanno chiamati "cittadini invisibili": non appaiono perché sono marginali e non sono loro garantiti "tutti" i diritti.
Sono molto numerosi in Italia, oltre due milioni e mezzo di persone; di questi, numerosissimi sono anziani. Ogni anno nascono in famiglia 2.000 bambini disabili.
La giornata di attenzione alla disabilità assume, in questo periodo, un particolare significato. Siamo infatti in mezzo al guado. Dopo anni (a cominciare dal '70) di attenzione per la salute e il benessere delle persone disabili (riabilitazione, ausili sanitari, soppressione degli istituti, inserimento scolastico, abbattimento delle barriere, inserimento lavorativo) sarebbe necessario un ulteriore sforzo per garantire condizioni migliori di vita.
La triste realtà dice che la spinta di civiltà per la vivibilità delle persone disabili, sembra fermarsi. Il rischio evidente è che si torni indietro.
Il ritornello è la scarsezza delle risorse: una spada alla quale tutti sembrano sottoposti. Non è così. Le risorse sono orientate verso quegli obiettivi che si ritengono importanti.
Purtroppo la disabilità non è tra questi.
Non solo: la stessa attenzione dell'opinione pubblica sembra voler cancellare il mondo che apparentemente crea tristezza. La solitudine diventa altissima: soprattutto per quelle famiglie che hanno cresciuto, accudito, voluto bene a figli e familiari che avevano bisogno, proprio perché disabili, di presenza e di attenzione.
Il Consiglio d’Europa ha proclamato il 2003 anno delle persone disabili. Il secondo semestre del prossimo anno l’Italia avrà la presidenza di turno dell’Unione europea.
Sarebbe stata un'occasione per esaltare e dare un'ulteriore spinta a quanto in Italia è stato attivato.
Arrivano deboli segnali governativi che attivano azioni ma non incrementano una risposta significativa.
Una priorità andava affrontata: la disabilità grave e gravissima. Con un piano nazionale degno di questo nome; con risorse significative, con obiettivi alti di vita per giovani, salvati dalla scienza medica, ma abbandonati a se stessi dalla società dei normali.
Non sarà: far sopravvivere l'esistente sarà già una grande fatica. Aspetteremo che l'indifferenza si dissolva, in attesa di passaggi di civiltà che rendono tutti gli abitanti delle nostre terre persone "visibili", perché rispettate per quel che sono, anche se disabili.

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